Letture
Aretina Bellizzi (Università di Trento, IISF)
Due mediatori della filosofia greca: Diogene Laerzio e Cicerone
Martedì 12
Diogene Laerzio
Fin dall’epoca della composizione di Storia dell’Astronomia e Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, Leopardi fece ampio uso delle Vite dei filosofi, con esiti esegetici del tutto originali. Le citazioni laerziane concentrate nello Zibaldone nel biennio 1820-21, sembrano suggerire l’ipotesi che letture e riletture, anche parziali, dell’opera abbiano fornito il materiale necessario a collocare nell’antichità i prodromi di quel relativismo etico che troverà largo spazio nel pensiero leopardiano divenendo uno dei nodi teorici delle future Operette morali. Un materiale tradotto, riscritto e rielaborato nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri che, anche sul piano strutturale-compositivo e stilistico replicano, contaminandolo, il modello dossografico laerziano.
Mercoledì 13
Cicerone e Plutarco
La lettura dei dialoghi non fu l’unico tramite attraverso cui Leopardi ebbe accesso alla filosofia platonica. Mediatori antichi e moderni determinarono la posizione sempre duplice che Leopardi sviluppò nei confronti del filosofo ateniese. Tra gli antichi una cruciale funzione di filtro esercitarono Cicerone e Plutarco le cui opere furono spesso lette quali sillogi antologiche e tematiche che consentissero di riflettere su singole porzioni di dialoghi o su questioni specifiche quali la natura dell’anima e la sua immortalità (come sembra rivelare una lettura in filigrana di Zib. 601-606 e del Dialogo di Plotino e di Porfirio).