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Luigi Pareyson - Filosofia della libertà (2/4)

Seconda lezione
Napoli, 27 aprile 1988

Libertà e inizio

 

La lezione riprende la tematica dell’esperienza religiosa, intesa come origine e genesi dell’interpretazione della realtà, specificandola nei termini di un’ermeneutica del mito. Tale ermeneutica non consiste in un processo di demitizzazione che intenda sostituire il logos al mito, ovvero tradurne il contenuto in una forma filosofica. Il compito della riflessione filosofica sul mito è piuttosto quello di problematizzarlo così da salvaguardarne, e solo implicitamente confermarne, il carattere rivelativo. Per “mito” bisogna infatti intendere l’interpretazione originaria della verità, rispetto alla quale l’ermeneutica è volta a trarre non contenuti, ma sensi e significati. La vicenda universale, fatta di eventi imprevedibili ed irrevocabili, non può rientrare in un’argomentazione filosofica intesa come sistematica; essa può tuttavia offrirsi al racconto, al mito, alla narrazione.
La stessa narrazione della Genesi è riletta da Pareyson a partire da un’analisi dell’esercizio (ontologico) della libertà: dalla protologia all’escatologia, in ogni momento della vicenda cosmoteandrica, ne va sempre della libertà, sia essa umana, divina (o originaria). Di quest’ultima è offerta un’importante precisazione. Se prima di Dio non vi è che Dio, vi è allora pur sempre un Dio prima di Dio: ciò significa che occorre ammettere una sorta di sdoppiamento. In ragione della sua stessa abissalità, Dio pone infatti la sua esistenza, ovvero «il nulla della libertà», come inizio assoluto. Pertanto, l’inizio come libertà è anche sempre il nulla della libertà: un puro inizio nel vuoto del tutto. L’atto della libertà è cioè un evento, un fatto a cui nulla preesiste – solo la libertà precede e anticipa la libertà; nel suo stesso esercizio essa è sempre cominciamento, inizio puro e assoluto. È a partire da tale precisazione che è possibile mostrare, da un lato, l’insussistenza delle sovrastrutture che la teologia ha costruito distaccandosi dalla stessa esperienza religiosa; dall’altro, l’indivisibile articolazione di libertà originaria e libertà umana, al di là di ogni determinismo teologico.

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