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Ilya Prigogine - Tempo, entropia, evoluzione

Napoli, 30 ottobre 1982

 


 

L’immagine scientifica dell’universo propria del XIX secolo appare a prima vista contraddittoria. Il modello evoluzionistico darwiniano suppone un’evoluzione dei sistemi, in base alla quale essi tenderebbero irreversibilmente a divenire più complessi. Tale dimensione evoluzionistica dei sistemi è stata introdotta anche nella fisica, in particolare nella termodinamica, a partire dalle equazioni di Clausius sull’entropia. D’altra parte, con Boltzmann, si giunge a una diversa conclusione: quando il sistema acquisisce un nuovo equilibrio sembra dimenticare lo stato iniziale. Si andrebbe così verso la distruzione del sistema originale. 
Darwin ci parla di creazione di strutture, la termodinamica di distruzione di strutture. Per comprendere tale contraddizione occorre tener conto del fatto che il tempo viene inteso nei due casi in maniera diversa. Secondo l’immagine classica propria della meccanica – ma condivisa anche da Einstein e dalla fisica quantistica – il tempo è un’illusione: per comprendere l’insieme dei fenomeni, secondo il modello newtoniano, è possibile far leva sulla predittività matematica degli stati successivi e precedenti di un sistema, che rende appunto la distinzione tra passato e presente illusoria.
Con il concetto di entropia nella termodinamica abbiamo scoperto tuttavia che la natura non segue questo modello deterministico, e inoltre che, a differenza di quanto previsto dal modello di Boltzmann, in natura sono presenti  strutture ordinate che nascono dal disordine. Per comprendere meglio il rapporto tra determinismo e disordine bisogna allora riferirsi a strutture “dissipative”. Da una parte la seconda legge della termodinamica ci parla di un progressivo disordine e della casualità stocastica dell’universo; dall’altra il mondo della vita biologica ci mostra come nascano nuove strutture più organizzate.
L’immagine del mondo di oggi quindi è legata a proprietà che erano considerate secondarie dalla fisica classica. L’apparizione e la scomparsa di nuove strutture non risponde al puro caso, ma si basa  su leggi profonde della fisica dove le nozioni di aleatorio e irreversibile giocano un ruolo per la comprensione della complessità dei diversi fenomeni naturali. Solo partendo dal riconoscimento di tale complessità è possibile parlare di un rinnovato dialogo dell’uomo con la natura.

  • Paolo Rossi, Galileo Galilei e il Libro dei Salmi, 25 gennaio 1978
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  • Emilio del Giudice, Le rivoluzioni scientifiche del Novecento, 27-31 ottobre 2003
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