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Fiorinda Li Vigni - L'anno della pandemia all'Istituto Italiano per gli Studi filosofici

11 marzo 2021

 

 Il sentore che qualcosa di terribilmente inquietante e di proporzioni fuori dall'ordinario stesse accadendo – solo apparentemente in un luogo remoto, dall'altra parte del globo – è serpeggiato molto presto in Istituto, già nei giorni in cui molti si baloccavano con l'idea di una epidemia influenzale non molto diversa da quelle a noi familiari.

L'impatto della crescita dei contagi e delle prime vittime del Covid-19 in Italia, infine del lockdown iniziato proprio un anno fa, all'inizio del mese di marzo del 2020, ha nondimeno colpito anche noi come un fulmine, diffondendo un senso di sbigottimento, di spaesamento, di sgomento: qualcosa di troppo grande – di inaudito – anche soltanto da concepire.

In quanto segretaria generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici avevo da ormai poco più di tre anni la consuetudine di restare a Napoli nel corso della settimana per tornare a passare a Roma, dove ho la residenza, il sabato e la domenica. Brevi intervalli dedicati a riprendere contatto con gli affetti e gli studi. Scattato il lockdown, ho invece preferito rimanere a Napoli in ragione di una sorta di urgenza interiore che mi voleva vicina anche fisicamente all'Istituto. Eravamo costretti a chiudere, ma occorreva mantenere il presidio – per il Palazzo, per i collaboratori, per la comunità di riferimento. Potevamo chiudere le sale, ma l'Istituto non poteva smettere di svolgere la sua funzione.

Occorreva dunque reagire alla dissonanza interiore, ricostruire un equilibrio rispetto alla iniziale vertigine. A posteriori, possiamo dire di esserci riusciti: ce lo ha permesso un senso di solidarietà e di coesione che ci ha tenuto uniti, a partire dalla costante e affettuosa sollecitudine del nostro Presidente, l'avvocato Massimiliano Marotta, e del nostro Direttore degli studi, il professor Geminello Preterossi. A un anno di distanza è forse allora opportuno chiedersi: in cosa è consistita questa reazione? Quali sono state le linee di resistenza costruite dall'Istituto? Quali trasformazioni si sono prodotte, tenendo insieme quelle volontariamente perseguite e quelle anche inaspettatamente indotte?

I primi giorni, a ricordarli oggi – e con il dovuto rispetto per chi ha subito sofferenze e lutti – appaiono eroici. Nel piccolo monolocale che mi ospita a Napoli, fra una provvidenziale cyclette e il tavolo da lavoro, in costante contatto con i collaboratori che operavano in smart working e con la dirigenza dell'Istituto, si è cominciata a configurare una prima forma di reazione, che ha poi aperto a tutta un'altra serie di iniziative: la creazione, sul sito dell'Istituto, del Diario della crisi, uno spazio pensato per dare espressione allo smarrimento che ci avvolgeva nella sospensione di una temporalità attraversata tuttavia da vertiginosi cambiamenti, per dare voce all'esperienza della separazione dai nostri prossimi, che pure ci accomunava a tutti gli abitanti del pianeta. Già a metà marzo pubblicavamo così le interviste ad Aldo Masullo, a Vittorio Hösle, gli interventi di Silvio Perrella, Bruno Moroncini, Francesco Serra di Cassano. Con l'inizio dell'estate avevamo raccolto più di ottanta contributi, raggiungendo l'obiettivo della creazione di uno spazio di confronto capace di tenere insieme emozioni e ragionamenti, di rispondere all'isolamento con la condivisione sotto l'egida dell'arte: ognuno dei testi era infatti accompagnato dall'immagine (certo filologicamente imperfetta) di un'opera pittorica contemporanea, atta – almeno negli intenti – a restituirci anche visivamente lo sfondo di disconnessione, di scomposizione, di indeterminatezza che accompagnava la ricerca di senso.

La seconda intrapresa di quelle settimane, febbrili nello sforzo di inventarsi un Istituto a prescindere, è stata l'indicizzazione per autori e per temi delle centinaia di lezioni e seminari organizzati dall'Istituto negli ultimi anni, le cui registrazioni erano presenti in ordine semplicemente cronologico sul nostro canale Youtube – un canale, fra l'altro, che vede i suoi iscritti in costante aumento, arrivando oggi a sfiorare le 10.000 adesioni. (I nostri video hanno avuto, fra marzo 2020 e marzo 2021, più di 621.000 visualizzazioni; gli iscritti al canale sono aumentati del 93 per cento). Tale indicizzazione aveva lo scopo di mettere a disposizione – in una forma più direttamente e logicamente accessibile – materiali utili anche a fini didattici, in un momento in cui le Scuole si andavano organizzando fra mille difficoltà per la DAD. E che aveva anche l'effetto di rimarcare i nuclei teorici e problematici forti della produzione culturale dell'Istituto, offrendo in tal modo le linee di quel rilancio delle attività editoriali della “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press”, che nei mesi successivi avrebbe visto la ripresa di collane storiche (Hegeliana, per fare un esempio), o la messa in cantiere di nuove collane, dedicate alla filosofia antica, alla filosofia politica, e così via. 

L'indicizzazione delle lezioni, inoltre, apriva la strada a un altro progetto di grande rilevanza e portata, concepito e disegnato nelle sue componenti in quei mesi: la ripresa (tramite digitalizzazione e montaggio) e la valorizzazione dei materiali storici, vale a dire di quel patrimonio ineguagliabile di seminari che all'Istituto sono stati tenuti dai maggiori protagonisti della cultura del Novecento. Grazie a un bando che ci ha permesso di selezionare, fra i borsisti dell'Istituto, sette validissimi studiosi e studiose (Emilia Marra, Irene Dal Poz, Vincenzo Fatigati, Giulia Abadessa, Elisa Bellato, Giulio Gisondi, Elenio Cicchini), ha preso così avvio il progetto Pinakes. Ritratti dall'Archivio storico: Hans-Georg Gadamer, Luigi Pareyson, Norberto Bobbio, Luigi Firpo, Aldo Masullo, Remo Bodei, Reiner Schürmann, Ernst Gombrich, Paul Ricoeur, Jacques Le Goff, Mario Vegetti, Enrico Berti, Carlo Cellucci, Ilya Prigogine. Ecco alcuni dei protagonisti della vita dell'Istituto  di cui è stato ricostruito il profilo, fornita una sitografia di approfondimento, introdotti gli audio dei seminari, accompagnati da sinossi, parole, chiave, rimandi ad audio tematicamente collegati, approfondimenti testuali e bibliografici, in pagine aperte che disegnano una fitta rete di rimandi destinati nel tempo ad accrescersi e a complicarsi in modo fecondo. Ciò significava sposare la produzione culturale odierna dell'Istituto con la conservazione e il rilancio della sua eredità, creando una profondità di prospettive capace di registrare persistenze e cambiamenti, differenze e continuità tra temi, stili di pensiero e di argomentazione.

Nei mesi trascorsi tra il lockdown duro della primavera e quello altrettanto – anche se diversamente – disorientante dell'autunno, si è fatta in noi sempre più viva la consapevolezza della necessità di rivolgerci per quanto possibile alle giovani generazioni – offrendo opportunità, ma cogliendone anche il grande valore aggiunto. Sono nate così altre iniziative: quella, inedita per l'Istituto, dell'uso della pagina Facebook per “dirette streaming”, con una serie di incontri dal titolo Sintomi del presente, a cura di Iacopo Chiaravalli e Rolando Vitali, incentrati su alcuni lemmi del discorso filosofico-politico (Crisi, vita, diritto e lavoro, stato di eccezione, ecc.), e che hanno visto la partecipazione di molti studiosi – fra gli altri, Massimo Cacciari, Luca Illetterati, Carlo Galli, Roberto Esposito. Seminari “di sostanza”, veicolati da un canale social non sempre avvezzo a questo tipo di contenuti. In uno spirito analogo è stato anche ideato, questa volta sul sito dell'Istituto, uno spazio dedicato alla discussione di libri di recente pubblicazione con la rubrica Multiverso. Letture: una forma parzialmente inedita di recensioni realizzate in video, che oltre i primi tentativi è ora anch'essa stata affidata alla cura di una piccola redazione, ancora una volta composta di giovani selezionati mediante un bando fra i borsisti dell'Istituto (Francesco Campana, Lorenzo Pompeo, Alessia Araneo, Olimpia Malatesta). Altri progetti in cantiere – nati, come gli altri, per rispondere a un bisogno vitale di espressione in un momento in cui si candidano al predominio le passioni tristi – hanno un carattere più propriamente sperimentale: in questi termini si può in effetti presentare il progetto Mappe. Un mondo di parole,  che mira alla produzione di quattordici cortometraggi, costruiti dai nostri giovani scienziati (Iacopo Chiaravalli, Rolando Vitali, Lorenzo Giovannetti, Michela Davo, Elena Tripaldi, Giulia Vannucci, Chiara Montalti) con materiali interdisciplinari e multimediali, dedicati ad alcune parole-chiave del discorso filosofico, nel tentativo di generare una forma, fin qui non esplorata dall'Istituto, di comunicazione e disseminazione dei contenuti, rivolta in particolare ai giovanissimi studiosi di filosofia. 

I mesi di chiusura ci hanno dato dunque una spinta decisiva nell'esplorazione di nuovi percorsi e di nuove modalità di produzione e di comunicazione dei contenuti, nell'ottica di leggere l'inesauribile generatività dei classici alla luce delle domande del presente e con lo sguardo rivolto al futuro: “Venturi aevi non immemor”, come recita il motto impresso nello stemma della famiglia Serra di Cassano, nella volta dell'atrio del Palazzo. In questo senso tutti questi progetti ci appaiono in una relazione intrinseca e fruttuosa con le attività di ricerca e di formazione di cui si compone il programma dell'Istituto. Un programma ricchissimo, anche nel 2021, di proposte ideate per offrire percorsi tematici e approfondimenti verticali nelle sue diverse sezioni: Echi del mondo antico, Figure e forme del pensiero, Tra natura e storia, Hegeliana, Poteri e spazi, Dall'arte alla filosofia, Leopardi filosofo, Attraverso il Novecento. Tra l'inizio del mese di marzo 2020 e l'inizio del mese di marzo 2021 sono state organizzate, nonostante le chiusure,  più di 150 giornate di studio che hanno coinvolto oltre 220 relatori, provenienti da molte università italiane.

Attualmente tutte le iniziative previste dal programma sono state realizzate nella forma dimidiata degli incontri sulle piattaforme online. Una forma che rischiava di colpire il cuore pulsante della vita dell'Istituto: l'incontro fra i docenti e i giovani studiosi (ricordiamo che ogni anno l'Istituto, oltre alla 14 borse di ricerca annuali, e alla borse dedicate alla valorizzazione dell'Emeroteca, bandisce centinaia di borse di formazione per seguire i diversi cicli di seminari), i laboratori di approfondimento, le conversazioni a latere. Eravamo certo riusciti a non cancellare nulla del programma del 2020 e a portare avanti quanto immaginato per il 2021: ma che ne sarebbe stato, con lo spostamento online, di quel dialogo franco e ravvivante che si produce generalmente nelle nostre sale, di quella convivialità che è, all'Istituto, ingrediente indispensabile per la riuscita delle iniziative e che contribuisce a rendere attraente un invito o una borsa presso di noi? 

Tutti i progetti di cui ho parlato, avviati a partire dal lockdown della scorsa primavera, non avrebbero potuto vedere la luce se non ci fosse stato un impegno costante da parte di tutti i collaboratori e della dirigenza, in un momento in cui sarebbe stato facile perdersi d'animo o rimandare a domani il pensiero sul da farsi. Parimenti, la realizzazione del programma e gli stessi progetti non avrebbero potuto vedere la luce e non si potrebbero di giorno in giorno realizzare se tutti i relatori chiamati in causa a vario titolo non si fossero prestati generosamente – senza ricevere alcun compenso – a partecipare, e a farlo in uno spirito di collaborazione tale da render anche gli incontri online vivi e vissuti al di là di ogni aspettativa, in modo da conservare, in una misura certamente superiore al previsto, la dimensione della condivisione e dello scambio intellettuale. Del tutto inaspettatamente, quest'anno è stato in effetti anche prodigo di nuove collaborazioni con università ed enti di ricerca, che vanno ad arricchire la trama di relazioni già ampiamente intessuta negli ultimi anni.

Gli incontri, che ancora oggi siamo costretti a tenere sulla piattaforma zoom, trasmettendoli al contempo in diretta streaming sul nostro canale Youtube, risultano inoltre seguiti da un numero sempre crescente di persone, in ogni parte d'Italia, rispondendo così, per quanto paradossalmente, a un altro aspetto della vocazione dell'Istituto: il suo radicamento napoletano e la sua proiezione nazionale. Effetto del lockdown, e, in seguito, dell'impossibilità di tenere in presenza le iniziative, è stato quindi nel complesso un'accresciuta visibilità delle attività dell'Istituto e un ampliamento della sua comunità di riferimento. Si è per esempio molto allargato il bacino dei docenti che seguono i corsi di formazione offerti dall'Istituto, anche grazie alla realizzazione di programmi in collaborazione con il MIUR, come un ambizioso progetto che si è realizzato nell'autunno del 2020 sull'educazione civica. 

Abbiamo dunque resistito, ma abbiamo anche cercato di cogliere occasioni di sperimentazione sia nella produzione dei contenuti, sia nella loro fruizione e diffusione, rendendo le giovani generazioni  protagoniste di tale produzione. Ci siamo trasferiti su piattaforme digitali, ma abbiamo lavorato per ricreare condivisione e senso di appartenenza. Tutto questo, nei nostri intenti, configura il ritorno alla agognata “presenza” in una forma, per quanto possibile, potenziata: vale a dire accresciuta della consapevolezza della necessità di rimettersi sempre in discussione, piegarsi e rimodellarsi; dalla constatazione che qualunque impresa è impresa comune, realizzabile solo attraverso lo sforzo congiunto di cuori e intelligenze, dalla convinzione che l'amore per il sapere non può andare disgiunto dall'apertura intellettuale, dalla fiducia fra le generazioni, dallo sguardo rivolto al futuro. 

 

Fiorinda Li Vigni

Segretaria generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici





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