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ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

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Paul Ricoeur
Università di Parigi X

Un Istituto che restituisce la filosofia all’umanesimo

L’avvocato Marotta, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, riceve il 24 giugno la laurea honoris causa dalle Università di Parigi. Tengo a sottolineare, nella mia duplice veste di membro di una di queste Università e di regolare invitato dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il significato profondo che attribuisco a quest’omaggio che qui a Parigi si rende al Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Come amico straniero voglio innanzi tutto salutare il contributo eccezionale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici al fulgore culturale dell’Italia meridionale: questo contributo è degno dell’illustre passato delle istituzioni culturali del Mezzogiorno di questo grande paese latino e, nello stesso tempo, corrisponde a quanto si attendono le diverse istituzioni europee dall’armonioso sviluppo dell’Unione europea. 
Da un lato, misurandosi con la cultura napoletana del passato, l’Istituto s’inscrive brillantemente nella tradizione dei filosofi universalmente celebrati quali Gian Battista Vico e Benedetto Croce: esso prosegue la loro opera affidando alla filosofia il compito di mettere insieme discipline che si proiettano ben al di là dell’ambito della filosofia universitaria, verso campi scientifici sempre più vari. Questo compito è dato alla filosofia dal nome stesso dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
D’altra parte, venendo incontro alle aspettative dell’Europa, l’Istituto anticipa l’integrazione culturale del continente, organizzando un numero impressionante di seminari, colloqui, conferenze, divenendo punto d’incontro tra studiosi, scrittori e artisti, venuti dal Nord, dal Sud, dall’Ovest e dall’Est della grande Europa.
Inoltre, grazie alla sua generosa politica di assegnazione di borse di studio, esso offre ai giovani ricercatori l’opportunità di partecipare, attraverso l’insegnamento orale, alla creazione del sapere contemporaneo.
Vorrei ora, nella mia qualità di filosofo, giustificare il titolo di istituto di ricerche filosofiche rivendicato dall’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Ne ho già fatto cenno quando ho evocato il compito che esso assegna alla filosofia: quello di federare le molteplici scienze alle quali si rivolge l’Istituto, per quanto esse travalichino da ogni lato l’insegnamento tradizionale della filosofia, anche se intesa nel senso più ampio. Ecco come io intendo questo compito di federazione. Dal punto di vista delle scienze, quest’esigenza implica che gli scienziati invitati all’Istituto non si limitino a esporre i risultati verificabili delle loro ricerche, né lo stato dei loro studi nel campo della loro specifica disciplina. Ciò che si chiede a questi scienziati è di fare apparire anche la dimensione, che può essere chiamata di pratica teorica, delle loro rispettive discipline. Per “pratica teorica” intendo la dinamica condivisa dall’insieme della comunità scientifica che fa della ricerca scientifica un interrogativo aleatorio, immerso nella storia, legato ad avvenimenti di pensiero, a scoperte, legato a progressi ed ostacoli – ma anche alle istituzioni e ai rapporti umani. Ora, questa ricerca, definita come ricerca del vero, non riconosce la meta che tracciando essa stessa il suo percorso. La questione che si pone è allora quella di sapere come questa pratica teorica si aggiunga alle altre pratiche non propriamente scientifiche, siano esse tecniche, morali, giuridiche o politiche, così da tracciare, in modo audace e sempre perfettibile, l’orizzonte comune che definisce l’umanità dell’uomo. 
Dal punto di vista della filosofia, questo stesso compito federativo è direttamente connesso con l’orizzonte comune a tutte le pratiche teoriche e non teoriche. Esso invita i filosofi ad un ampliamento del loro spazio di ricerca, ampliamento comparabile a quello richiesto agli scienziati. Da questa richiesta scaturiscono, a mio avviso, tre esigenze. In primo luogo, i filosofi, che si appoggiano ad un’enorme eredità storica di problemi e concetti, sono chiamati a trattare quest’eredità non come una materia morta, ma come una risorsa vivente, messa al servizio di quello scopo ricordato prima e ritenuto costitutivo dell’umanità dell’uomo. In altre parole, non si tratta di fare una storia della filosofia per il bene della storia delle idee, ma farla nella prospettiva del rinnovamento dell’interrogativo che riguarda il contributo della filosofia alla proiezione dell’orizzonte di senso comune a tutte le imprese di pensiero. In secondo luogo, se i filosofi vogliono continuare ad essere presi sul serio dagli scienziati, è necessario che essi abbiano una conoscenza approfondita di una o più delle discipline scientifiche coltivate e discusse nell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dalla fisica teorica alle neuroscienze e a quelle fra le scienze umane che sono oggi le più attente a mettere le loro teorie e i loro modelli alla prova dell’osservazione. I filosofi ebbero questo dialogo nel passato intorno a Platone, Descartes, Leibniz, Kant e, ancora ai nostri giorni, Bergson. Senza questo dialogo permanente con le scienze, la filosofia rischia di rinchiudersi in una riflessione narcisistica, ammaliata unicamente dalla questione della sua morte o della sua sopravvivenza, mentre, grazie a questo dialogo, la filosofia può assicurarsi l’avvenire aiutando gli scienziati a riflettere sullo statuto della loro pratica teorica e sul loro ruolo – in quanto filosofi – nel ventaglio delle pratiche, sotto il segno del comune orizzonte di senso in continuo mutamento. In terzo luogo, i filosofi devono considerare come eccezionale e forse finita l’epoca in cui essi venivano ascoltati in quanto tribuni che parlavano sulla pubblica piazza. Un ruolo più modesto, ma più efficace, li aspetta, ai giorni nostri, nell’ambito di équipes multidisciplinari, dove essi possono apportare l’esigenza della chiarificazione concettuale e la qualità dell’argomentazione, nel rispetto dell’etica della discussione.
Ho il piacere di dire che l’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è uno dei luoghi privilegiati dove ho potuto prendere coscienza di questa funzione federativa della filosofia. Se oggi posso dare a quest’ambizione una precisa formulazione, è perché l’ho trovata già operante nell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici presieduto dall’avvocato Marotta.

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