per l'europa

ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

home

Marcello Sanchez Sorondo
Pontificia Academia Scientiarum

Una sintesi di umanesimo e scienza

È stata per me una scoperta conoscere l’avvocato Marotta circa dieci anni or sono. Durante questo periodo abbiamo lavorato insieme per fare qualcosa per la filosofia. Ero allora Decano della facoltà di filosofia del Laterano, l’università pontificia, e trovai nell’Istituto e nelle sue attività quasi una luce da cui trarre ispirazione. I colloqui con l’avvocato Marotta mi hanno chiarito molte cose. L’Istituto è la creazione di una persona che ne costituisce l’anima, e sono rimasto affascinato da questa personalità, dal suo spirito e dalla sua intuizione, perché l’Istituto è, come ha detto Paul Ricoeur, qualcosa di totalmente nuovo. Aristotele afferma nell’Etica che le cose avvengono quando ce ne è necessità, ed è possibile che così sia avvenuto per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
L’Istituto è nato a Napoli, e ricordo che secondo Ortega y Gasset vi sono tre tipi di paesi: i paesi nuovi, come l’Argentina (io sono argentino); i paesi antichi, come la Francia e la Polonia; i paesi ancestrali, dove l’uomo ha trovato la coscienza di sé, vale a dire la sua dignità, il suo senso e il suo destino. Questi ultimi sono, per Ortega, l’Italia con la Magna Grecia, la Spagna, la Grecia, etc. Si può affermare per un verso che Napoli è tra questi, perché Parmenide nacque molto vicino ad essa, e per un altro verso si può anche dire che Napoli ha operato la prima sintesi cristiana. Se è vero, infatti, ciò che dice Hegel nel paragrafo 492 dell’Enciclopedia, cioè che i Greci non conoscevano la libertà individuale e che questa libertà ha origine dal messaggio che Cristo ha rivolto ai popoli, a Napoli si realizzo la prima sintesi speculativa cristiana ad opera di un grande napoletano, Tommaso d’Aquino, che diede forma al suo pensiero nell’Università di Napoli, dove scoprì Aristotele. Aristotele veniva dal Sud, dalle versioni arabe, Tommaso lo scoprì a Napoli e solo in seguito affrontò a Parigi il noto problema dell’averroismo latino e la grande discussione sull’antropologia. Cosicché Napoli non significa solo la scoperta dell’umanità greca, ma è anche, per me, la prima sintesi cristiana, la prima secolarizzazione dei valori cristiani, quei valori che sono anche all’origine della Francia della libertà, della fraternità, dell’uguaglianza.
Il modello liberale cui si ispira l’Istituto per impulso dell’avvocato Marotta può ancora oggi dire qualcosa. La vitalità di Napoli ha prodotto, in diversi momenti della storia, diversi contributi essenziali per la vita dell’uomo, e oggi, per trovare qualcosa di nuovo, bisogna cercarlo presso l’Istituto, come ha detto il professor Ricoeur. È ciò che egli ha descritto come lo spirito della filosofia, la profonda convinzione che è sempre necessario ritrovare i valori della tradizione. Non si tratta di ripetere, ma di individuare quel che permane virtuale nella tradizione per farlo diventare attuale, qualcosa che attiene al presente, come hanno fatto molto bene Gadamer e Ricoeur (si veda, ad esempio, la rilettura che Ricoeur fa di Aristotele a proposito dell’ontologia del sé, un tema oggi fondamentale). Penso che questo spirito di riappropriazione, di rilettura, di reinterpretazione della tradizione, della tradizione viva, vale a dire di ciò che è potenziale e ha bisogno di essere dinamicamente attualizzato, penso che questo spirito sia fondamentale. Fondamentale per trovare una nuova sintesi di fronte al pericolo sempre più esteso del nichilismo, e di fronte al pericolo tanto forte di una scienza che si regga solo sulla matematica.
È necessario, dunque, trovare una sintesi tra l’umanesimo - che a Napoli ha sempre avuto un centro creativo - e le nuove concezioni della scienza positiva. Questa sintesi ho trovato a Napoli, nello sforzo di presentare alle nuove generazioni che frequentano l’Istituto, sia nella sede di Napoli sia nelle sedi decentrate, molto importanti per il Mezzogiorno, la necessità di ritrovare lo spirito profondo della tradizione vivente.
Non si tratta soltanto di una questione teoretica, ma anche di un’altra questione, che è oggi fondamentale; si tratta di una preoccupazione, e anche di una convinzione, vivamente avvertita nell’Istituto dell’avvocato Marotta, che attiene al problema dell’etica e della giustizia. Oggi viene spesso proposta una falsa interpretazione della realtà, che provoca sofferenza per la maggioranza dei popoli, perché viene dimenticata la dimensione dell’etica e della giustizia, in particolare per quel che riguarda l’economia. Per ognuno è evidente a che cosa mi riferisco, se si pensa che vengo dall’Argentina.
L’Avvocato ha promosso numerosi studi su queste questioni, sui problemi dell’etica, della giustizia, della pace. Ed è per questo che ammiro la sua intuizione e vorrei che questa intuizione, dopo trenta anni, diventasse una istituzione consolidata. Essa può diventare un modello per altre istituzioni. Le università non offrono questo modello, le accademie non lo offrono più, mentre nelle discussioni, negli approfondimenti, nei seminari promossi dall’Istituto troviamo quello spirito liberale nel reinterpretare la tradizione teoretica, etica e politica, che è difficile trovare altrove.
Quel che ha detto Paul Ricoeur, cioè che l’Istituto è nato a Napoli ma si è trasformato in qualcosa di universale, è del tutto vero. Penso che esso sia un modello che dobbiamo in qualche modo cercare di far nascere anche in altri paesi.

home