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Luigi Pareyson - Filosofia della libertà (1/4)

Prima lezione
Napoli, 26 aprile 1988

Libertà e situazione

Luigi Pareyson precisa in primo luogo l’orizzonte filosofico e storiografico all’interno del quale egli è giunto a elaborare un proprio e originale concetto di libertà. Se il debito schellinghiano è indubbio, è anche grazie ad autori quali Kant e Fichte, Plotino e Pascal, Jaspers ed Heidegger che Pareyson ha inteso distaccarsi da una tradizionale concezione morale della libertà. È in particolare il concetto di “situazione” a permettere di introdurre una nozione non delimitata unicamente dai confini dell’esistenza e non definita in contrapposizione alla sola necessità: l’uomo esiste e, esistendo, è aperto all’essere, ovvero si comprende come l’essere che egli stesso è; egli è anzi costitutivamente questo stesso rapporto. Che l’uomo sia «rapporto con l’essere» significa infatti, per Pareyson, che è la stessa situazione a qualificare ontologicamente la libertà, ovvero che questa può esercitarsi solo in presenza dell’essere; sia che si confermi affermandolo, sia che essa si neghi rinnegandolo. È infine questo rapporto ontologico tra uomo ed essere a doversi intendere come libertà (e non come legge): la libertà è cioè sempre rifiuto o consenso ad essere. L’affermazione secondo cui l’essere è esso stesso libertà implica tuttavia, a ben vedere, un doppio abisso. Si tratta non solo dell’insondabile profondità dell’illimitatezza, ma anche, e soprattutto, dell’abissalità del non-fondamento, cioè della libertà di non essere e di non voler essere: della libertà di sottrarsi in quanto fondamento, la libertà di essere essa stessa libertà. La libertà, infatti, non presuppone e non implica che la libertà: essa è libertà pura. Ed è proprio per attingere a quest’ultima, ovvero alla sua stessa origine, che la filosofia sembra dover ricorrere all’esperienza religiosa.

  • Reinhard Lauth, Con Fichte, oltre Fichte, trad. di M. Ivaldo, Trauben, Torino 2004
  • Reinhard Lauth, Il pensiero trascendentale della libertà. Interpretazioni di Fichte, a cura, con premessa e introduzione, di M. Ivaldo, trad. di M. Ivaldo, G. Rametta, D. Corsini, F. Paganini, Guerini e Associati, Milano 1996
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